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Scenari. Business model e profitability tra le priorità del sistema bancario

Alessandro Polli – Giugno 14, 2017

Una delle conseguenze della più lunga fase di recessione che ha travolto i Paesi industriali avanzati dalla fine della seconda guerra mondiale è la crescente vulnerabilità del sistema bancario tradizionale, colpito dal crollo dell’attività economica e dei tassi d’interesse e dalla conseguente deflazione, fattori che a loro volta hanno causato l’aumento esponenziale delle sofferenze bancarie.

In risposta alla crisi finanziaria e all’esigenza di una maggiore armonizzazione europea, è ufficialmente operativo dal novembre 2014 il Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU), che «promuove l’applicazione di un corpus unico di norme alla vigilanza prudenziale degli enti creditizi, per conferire maggiore solidità al sistema bancario nell’area dell’euro».

Nell’ambito dei vari istituti in cui si articola il MVU, esercitato dalla BCE e dalle Banche Centrali dell’area euro, un rilievo particolare è rivestito dall’individuazione di assi di intervento prioritario che, per l’anno in corso, sono stati individuati nei driver del business model e della profitability, nel rischio di credito e nei NPL (non-performing loan) e nel risk management.

Con riferimento al primo asse tematico, alcune indicazioni di scenario potrebbero essere ricavate dall’esperienza del settore bancario statunitense, attualmente alle prese con un complesso processo di ristrutturazione, in cui l’introduzione dell’intelligenza artificiale svolge un ruolo cruciale.

La ricercatrice Kumba Sennaar ha recentemente svolto uno studio per TechEmergence, società di ricerche di mercato nel campo dell’intelligenza artificiale, allo scopo di fare il punto sull’introduzione dell’IA nei primi 7 gruppi bancari statunitensi.

Secondo lo studio, il futuro del sistema bancario sarà profondamente influenzato dall’affermazione del Fintech e dalla diffusione dell’intelligenza artificiale. Mentre le startup mostrano un forte interesse per le applicazioni di IA orientate al c.d. «conversational commerce» (ne abbiamo parlato qui), per i grandi gruppi, malgrado le affermazioni in senso contrario, l’introduzione dell’IA nei processi produttivi sarebbe motivata prevalentemente da esigenze di taglio delle spese per il personale.

La diffusione dell’IA nel settore bancario sarà rallentata nei prossimi cinque anni dalla scarsità di figure professionali specializzate, poiché attualmente il comparto dell’IT ne assorbe la maggior parte. Tale ostacolo dovrebbe essere rimosso entro i prossimi cinque anni. Dopo quella data, conclude Kumba Sennaar, si prefigura uno scenario di «cambiamenti distruttivi ai quali le banche (e i sistemi economici nella loro totalità) dovranno prepararsi».

Fonte: TechEmergence



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