Francesco Petri, 26 anni, è studente nel corso di laurea magistrale in Artificial Intelligence and Robotics del dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale “Antonio Ruberti”, Università Sapienza di Roma, e attualmente fa parte del SPQR RoboCup Team, laboratorio Ro.Co.Co.

Nell’articolo ci racconta cosa significa per lui partecipare ad un delle più grandi manifestazioni a livello internazionale di robotica.

Cosa significa per te poter partecipare a RoboCup 2022?
La RoboCup è un’esperienza estremamente stimolante che va oltre quella generalmente offerta dai normali corsi universitari: è infatti una prima occasione per mettere mano a un sistema complesso fatto di robot reali, quindi permette di confrontarsi con tutti i problemi e le peculiarità che naturalmente sorgono quando si passa all’applicazione pratica di quanto si è studiato sui libri. Fortunatamente non si deve affrontare tutto da soli: la RoboCup è anche un’opportunità per conoscere e scambiare idee con altre persone impegnate nel campo dell’IA e robotica, che siano esperti o studenti.

Per quali aspetti pensi che RoboCup sia importante per la ricerca nei campi della Robotica e dell’Intelligenza Artificiale?
Anche se l’obiettivo apparente è quello di vincere una partita di calcio, la realtà è che anche solo per mettere in campo dei robot capaci di giocare bisogna risolvere una serie di problemi che coprono numerosi campi di ricerca: dall’IA per elaborare una strategia di squadra, alla visione per individuare la palla e gli avversari, fino ai concetti più fondamentali della robotica per permettere al robot di camminare e calciare senza perdere l’equilibrio, passando per molti altri che non ho spazio per elencare. Molti di questi problemi non sono specifici della RoboCup, ma si ritrovano in una forma simile anche in altri contesti di IA e robotica: per questo le soluzioni che troviamo qui possono anche portare avanti la ricerca nel suo complesso.

Cosa ti appassiona di più dell’evento?
Lavorare a stretto contatto con dei robot reali e contribuire allo sviluppo del loro software calcistico. Vedere il robot alzarsi e camminare per mettere in atto una nuova strategia o rispondere a un nuovo stimolo, e sapere che funziona in parte grazie al mio contributo, mi riempie di orgoglio.

Quale è uno dei momenti più belli che ricordi dalle passate partecipazioni?
Sicuramente il mio primo gol segnato in una vera competizione, a giugno dell’anno scorso. Le partite precedenti non erano andate benissimo, ma grazie ad alcune messe a punto mirate siamo riusciti a mettere a segno abbastanza tiri da vincere la partita seguente. È stato un momento di euforia collettiva, dato anche che quella vittoria ci ha permesso di avanzare alla fase successiva del torneo. Spero che anche la prossima RoboCup regali simili emozioni, ma si sa, il primo gol non si scorda mai.

Quali pensi possano essere gli sviluppi futuri di questa manifestazione?
L’obiettivo della RoboCup è chiaro: avere entro il 2050 una squadra di robot capace di sfidare e sconfiggere la squadra dei campioni FIFA dell’anno. Quindi il regolamento evolve ogni anno, introducendo nuove complessità e problemi per avvicinare il calcio robotico sempre più a quello reale. Il modo migliore per farsi un’idea delle possibili novità che potranno essere introdotte in futuro è dare un’occhiata alle sfide tecniche che affiancano la competizione principale: ad esempio, quest’anno si sta sperimentando un nuovo metodo di arbitraggio dove l’arbitro comunicherà a gesti che i robot dovranno riconoscere, oppure si svolgeranno delle partite 7 contro 7 (mentre la competizione principale è 5 contro 5).