Il cloud nella sua versione più aggiornata è una piattaforma intelligente, «pronta per confrontarsi con la prossima generazione di applicazioni».

Strano a dirsi, ma il cloud computing ha una lunga storia, che risale agli anni Sessanta, quando era abituale accedere a risorse distribuite su mainframe, l’elaborazione era tipicamente batch e uno dei pionieri dell’IA, John McCarthy, immaginava un futuro in cui l’utente avrebbe avuto accesso a sistemi pubblici di elaborazione dati. Tuttavia, è solo nel luglio 2002, con il lancio di Amazon Web Services, che nasce la moderna idea di cloud, inteso come l’erogazione on-demand tramite web di risorse informatiche, quali software o spazio di archiviazione.

Giunto al suo quindicesimo anno di vita, «il cloud come lo conosciamo sta attraversando una fase di profonda trasformazione», nota Janakiram MSV su Forbes. Il cloud nella sua versione più aggiornata è una piattaforma intelligente, «pronta per confrontarsi con la prossima generazione di applicazioni».

Al centro del cloud intelligente sono le funzionalità di machine learning, rese possibili dalla disponibilità di potenti infrastrutture di calcolo, spazio di archiviazione sovrabbondante e, soprattutto, la disponibilità di dati, messi a disposizione sia dal provider di servizi su cloud, sia dagli stessi utenti. In particolare questi ultimi «diventano una miniera d’oro per i provider», nota Janakiram, in quanto gli algoritmi di machine learning migliorano costantemente le loro prestazioni solo se alimentati costantemente da nuovi dati. Sono i dati, in sostanza, «il nuovo petrolio dell’economia digitale».

Fonte: Forbes