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Big data. La politica entra nel XXI secolo, tra big data e psy-op

Alessandro Polli – Settembre 10, 2018

Lo spettro del populismo si aggira per l’Europa, apprestandosi a mandare in soffitta i vecchi metodi di propaganda politica. Per esempio The Movement, il contenitore politico voluto da Steve Bannon, ex direttore del sito giornalistico alt-right Breitbart ed ex stratega di Donald Trump, metterà a disposizione degli aderenti al progetto «big data e know how», come sottolineato in un’intervista rilasciata dallo stesso Bannon al Messaggero.

Ma queste dichiarazioni rischiano di sollevare un vespaio di polemiche. Infatti, ancora non si è spento l’eco dello scandalo legato al ruolo di Cambridge Analytica nella Brexit e nell’ultima campagna presidenziale statunitense, che ha visto trionfare Donald Trump.

Riassumendo, nel 2014 l’allora direttore esecutivo di Breitbart, insieme a Robert Mercer, amministratore delegato di Renaissance Technologies e azionista di Cambridge Analytica, applicarono una sofisticata metodologia militare – denominata information operations – per orientare l’opinione pubblica, sfruttando massicciamente le informazioni desumibili dai social network, Facebook in primis.

A parte gli ovvi interrogativi sulla protezione dei dati personali, che hanno causato non pochi problemi allo stesso Marc Zuckerberg, su quali fondi può contare Bannon per portare avanti il progetto? È lo stesso fondatore di The Movement a chiarire: «io sono Steve Bannon, non ho bisogno di tanti soldi. Trump aveva 700 milioni di dollari, la Clinton 2,2 miliardi. E l’abbiamo distrutta».

Ladies and gentlemen, benvenuti nella politica del nuovo millennio.

Fonte: Huffington Post