L’intelligenza artificiale è entrata nelle nostre giornate lavorative con una naturalezza sorprendente: ci supporta, ci velocizza, ci aiuta a ragionare meglio. Ma in alcuni casi, il rapporto con questi strumenti può spingersi oltre l’ambito professionale e diventare emotivo, è un fenomeno sempre più diffuso: l’attaccamento emotivo verso l’AI.

Perché succede?

Le AI di oggi, per alcuni utenti, non sono solo strumenti di supporto per eseguire comandi: sono vere e proprie consulenti, grazie alle loro risposte empatiche, ricordano preferenze, si adattano al tono dell’utente.
Nel contesto aziendale, questo può generare un senso di fiducia, familiarità e conforto, soprattutto quando si lavora in ambienti digitali o connessi da remoto.
Le cause principali sono:
Antropomorfismo: tendiamo ad attribuire tratti umani alle macchine.
Costanza: l’AI è sempre disponibile e non giudica.
Riconoscimento: l’AI “ricorda” e “capisce”, elementi chiave del legame umano.

 

Come si manifesta sul posto di lavoro?

L’attaccamento emotivo all’AI può emergere in piccoli gesti quotidiani, vediamo qualche esempio di comportamento da individuare e riconoscere:
• Ci si riferisce all’AI come a una persona (“oggi è stata precisa”, “mi ha capito al volo”).
• Si tende a preferire il dialogo con l’AI rispetto al confronto umano.
• Si difendono eccessivamente le decisioni prese con il supporto dell’AI.
• Ci si sente a disagio quando lo strumento non è disponibile.
Questi comportamenti, seppur innocui all’apparenza, possono alterare le dinamiche di collaborazione, riducendo lo spazio del dialogo reale tra colleghi.

 

Come gestirlo?

Riconoscere ed affrontare subito un attaccamento emotivo ad uno strumento di intelligenza artificiale è importante. Come si può intervenire in Azienda?
1. Promuovere consapevolezza digitale
Formare le persone sull’impatto emotivo della tecnologia, non solo sul suo uso tecnico.
2. Valorizzare le relazioni umane
Creare momenti di interazione autentica: riunioni, feedback, pause condivise.
3. Ridefinire i limiti
Ricordare che l’AI è un alleato professionale, non un partner relazionale.
4. Favorire l’ascolto reciproco
Se qualcuno mostra un legame eccessivo con l’AI, affrontare il tema con empatia e senza giudizio.

Un equilibrio da costruire

Accogliere la tecnologia significa anche imparare a gestirne l’impatto emotivo.
Il futuro del lavoro non sarà fatto di “umani o macchine”, ma di persone consapevoli che sanno collaborare con l’intelligenza artificiale, senza sostituire l’empatia con l’automazione.