Il tema fondamentale di questi ultimi anni è stata l’inclusione, in tutti gli ambiti della società e la progettazione di un digitale pià accessibile non è rimasta indietro. L’usabilità è stata il fulcro della progettazione da quando esiste il web ma oggi progettare PER TUTTI è una necessità imprescindibile. Questo vale soprattutto nel campo della cultura, dove la consultazione sta trovando nuovi spazi digitali grazie ad applicazioni e piattaforme sempre più diffuse.

Ma la domanda che ci poniamo è: questi strumenti sono davvero accessibili a tutti?

La fruizione culturale, anche nel suo formato digitale, può diventare complessa per molti utenti. Pensiamo a chi ha difficoltà di lettura, disturbi dell’attenzione, problemi visivi o necessità comunicative particolari. Per loro, un contenuto troppo denso o un’interfaccia poco chiara possono rappresentare una barriera. È qui che l’intelligenza artificiale può fare la differenza, offrendo nuove possibilità di accesso personalizzato, adattando testi, immagini, percorsi e modalità di consultazione alle esigenze di ciascuno.

L’inclusione non si fa con strumenti generici, ma con soluzioni pensate davvero per le persone (Human centered). Per chi ha un disturbo dell’attenzione come l’ADHD, ad esempio, un’interfaccia semplificata, priva di elementi distraenti, può rendere la navigazione più efficace. Per chi ha difficoltà visive, l’IA può migliorare il contrasto delle immagini, leggere i testi ad alta voce o trasformare contenuti visivi in parole. Per chi vive con dislessia o discalculia, la possibilità di ricevere un riassunto semplificato, o un contenuto audio al posto di un lungo testo, può cambiare radicalmente l’esperienza. E ancora, chi ha difficoltà comunicative può beneficiare dell’integrazione con sistemi come il dizionario ARASAAC, una risorsa fondamentale per la Comunicazione Aumentativa e Alternativa.

Ma non è solo una questione di fruizione, perché dall’altro lato è necessario che i contenuti siano idonei e per questo c’è necessità di strumenti intelligenti che supportino la creazione di contenuti accessibili. L’intelligenza artificiale può suggerire modifiche al linguaggio, semplificare testi complessi, adattare automaticamente un contenuto a più livelli di comprensione. Può diventare, in questo senso, un vero assistente nella creazione di esperienze culturali più inclusive.

In Prisma siamo convinti che l’accessibilità non sia un “extra”, ma una base da cui partire. Per questo stiamo lavorando a diversi progetti che uniscono cultura, tecnologia ed inclusione: App pensate per rendere la consultazione di contenuti culturali (archivi di opere artistiche, letterarie, ed operazioni più complesse ad essi connesse, come la finalizzazione di acquisto) più semplice, più fluida, più umana, soluzioni che mettono al centro le persone e il modo in cui ciascuna di esse accede alla conoscenza, la elabora, la vive.

L’obiettivo non è solo offrire strumenti tecnologici più avanzati, ma contribuire a una nuova idea di fruizione culturale: una cultura che sia davvero di tutti, non solo in teoria, ma nella pratica quotidiana.

Perché il patrimonio culturale non è un tesoro da conservare dietro a una vetrina, ma un linguaggio da condividere. E l’intelligenza artificiale, se guidata da valori inclusivi, può essere la chiave per farlo arrivare davvero ovunque.